Acciaierie S.
Il Sud Italia pur offrendo tantissime risorse, stranamente, non è molto battuto nell’ambito Urbex, o per meglio dire, non ha una comunità molto presente. Così, senza troppe informazioni mi sono messo alla ricerca di questo enorme complesso industriale.
Normalmente non sono attratto dall’industrial ma l’occasione era ghiotta e non potevo lasciarmela scappare così, zaino in spalla, mi son messo a cercare un accesso lungo lo sconfinato perimetro tra strade, edifici operanti, agglomerati di zingari, comunità di extracomunitari e campi fino a trovare l’agognato buco nella rete!
La visita inizia all’ombra della grande ciminiera, proprio vicino agli edifici degli operai (spogliatoi, bagni, infermeria..), che si staglia ancora maestona sulle fabbriche adiacenti. Inizio a tirar fuori l’attrezzatura cercando di pianificare su mappa il giro da intraprendere viste le gigantesche dimensioni del sito.
Essendo un amante del ‘civil’ style e delle stanze, rimango subito affascinato dagli enormi spazi che ospitavano i macchinari. Capannoni semivuoti, gru a ponte che ancora mi guardano dall’alto, strani macchinari addormentati, e tutta l’aria permeata ancora dall’odore di olio lubrificante. Il paesaggio ricorda molto Mad Max, ferro arrugginito misto a verdi frasche, arbusti che fanno capolino dai tralicci rosso-ruggine, vasche di raffreddamento ancora piene di chissà quali batteri che colorano l’acqua in modi impensabili.. e silenzio tutt’attorno.
L’area è talmente vasta che nei capannoni centrali non si ode nemmeno il mondo che si trova all’esterno della recinzione. Solo qualche piccione rompe il silenzio e i raggi che filtrano dai tetti.
E una coppia di randagi che scappa impaurita non appena mi vede. Forse erano più sorpresi loro di me nel trovare qualcuno lì!